Premessa: quando avrete finito il giro capirete perché Tarquinia è fra le più belle e meglio conservate città della Tuscia
Descrizione: l’escursione parte da un comodo parcheggio sito a ridosso delle possenti mura di Tarquinia e a poche centinaia di metri dall’ingresso del centro storico. Partiamo con lo sguardo che spazia fra le mura che cingono la bella città e alcuni palazzi medievali. Uno di questi è il bel museo che conserva gelosamente i reperti ritrovati nella necropoli e nel sito archeologico meta del nostro giro: l’Ara della Regina.
Bastano poche pedalate e dopo una antica porta, eccoci alla mirabile chiesa romanica di Santa Maria in Castello completata nel 1207. Al suo fianco la torre più alta di Tarquinia svetta a completare questo angolo scenografico. Il tempo di girarci e scorgiamo un’altra magnifica porta con il torrione posto a guardia. Rimontati in sella e dopo un centinaio di metri non possiamo che ammirare la cosiddetta fontana nuova databile intorno alla seconda metà del duecento.
Dopo tanta bellezza ci facciamo rapire da una divertente discesa che ci porta nella valle dove il fiume Marta. Qui l’emissario del lago di Bolsena ha il suo ultimo corso prima d’incontrare il mare. Purtroppo alcuni edifici così come la vecchia base militare rovinano la vista ma fortunatamente per poco. Bastano pochi chilometri e la maremma laziale dà il meglio di sé. Dopo un piccolo guado affrontiamo il primo vero ostacolo del giro, una salita dura che ci vedrà scendere e portare lentamente la bici a mano. Arrivati in cima a questo strappo (circa 100 mt) saremo ripagati da una vista panoramica splendida. Lo sterrato è piacevole e dopo essere stati accompagnati da campi di grano ci tuffiamo in un fitto bosco di querce. Siamo circa sui 280mt e dopo alcuni saliscendi ci troviamo fuori dagl’alberi e sulla S.S. 1 Bis. Percorriamo non più di un chilometro e ci troviamo difronte alla splendida sinfonia di arcate dell’acquedotto settecentesco. Iniziamo, così, a percorrere lo sterrato che ci porterà all’Ara della Regina. Questo tempio etrusco dedicato probabilmente ad una divinità riconducibile a “Diana” è il ritrovamento più importante di Tarquinia. Dopo aver visitato il complesso ci dirigiamo, seguendo le dolci colline, verso la città. Una volta arrivati sotto l’abitato ci attende la seconda e ultima difficoltà dell’escursione, un chilometro da affrontare con molta, molta, calma! La pendenza va dal 10% al 20%. La porta medievale ci aspetta e dopo aver girovagato nella parte più preziosa e antica della città siamo all’epilogo di questo piacevole anello.
Caratteristiche tecniche: l’escursione è di circa 28 km. L’altezza massima è di circa 280 mt e il dislivello complessivo di circa 500mt. Questi dati, però, non ci devono trarre in inganno. Non incontreremo discese tecniche e salite lunghe a svalicare montagne ma due difficoltà rilevanti che lo portano a essere classificato come medio
Vi aspetto e Buon divertimento
Medio
Descrizione: escursione di grande soddisfazione che non cambia lo spirito di “in giro per il Lazio” ma che in questo caso vede l’aspetto sportivo in evidenza.
Iniziamo il nostro giro nella piazzetta di S. Vittorino, piccolo paesino parte del comune di Roma, dove il Castello Barberini ci dà il benvenuto. Poche pedalate e siamo proiettati nell’agro romano, sul crinale tufaceo che vede alla nostra destra la forra scavata dal piccolo rio che scorre sotto l’abitato. La zona si palesa subito alternando campi coltivati, uliveti e fitti boschi. Lo sterrato scorre veloce e dopo poco incontriamo uno splendido casale dove l’antico forno, rigorosamente, a legna ne è parte e ci fornisce l’esempio di come, ancora oggi, l’uomo con fatica e passione consuma i suoi prodotti e sforna il suo pane in completa autonomia. Proseguiamo e dopo aver passato un tratto solitamente infangato ci dirigiamo decisi verso Tivoli tra splendide sculture naturali costituite da uliveti secolari. Lo stradello è facile e molto panoramico e dopo essere entrati nel paese, facendo attenzione al traffico, ci avviamo subito verso il corso del fiume Aniene. Passata una splendida porta Romana ci dirigiamo verso la parte più dura del nostro percorso. La strada è asfaltata ma quasi priva di traffico, la pendenza si fa subito dura (dal 10% a oltre il 18%). Dopo il primo impatto che ci aveva visto storcere il naso alla presenza dell’asfalto, ora, lo accettiamo con piacere! Saliamo, questo è quello che ci aspetta per 6 km ma intorno in poco tempo godiamo di viste e ambienti del tutto montani come il Catillo, i Lucretili.
Giunti al convento di Santa Maria nuova la pausa è d’obbligo e il panorama sui monti Prenestini è veramente appagante. Da qui scorgiamo la nostra prossima meta, S. Gregorio da Sassola, con il suo castello. Lo raggiungiamo in breve tempo percorrendo la strada che corre a mezza costa il monte Carella e la curiosità ci spinge nel piccolo borgo che si distende su di uno basamento vulcanico. Ripreso il cammino dopo aver sfiorato frantoi con il loro inconfondibile profumo, ci dirigiamo in salita verso uno stradello che in breve diventa sterrata. Siamo immersi in un magnifico uliveto, il tratto è molto vario e divertente e solo in un punto dovremmo fare attenzione ad una discesa con solchi profondi. Scendiamo veloci e il profumo e il colore delle mimose ci accoglie e dopo aver percorso un breve tratto fatto all’inizio siamo al punto di partenza di questo giro ricco di perle artistiche, naturali ma dove lo sport è anch’esso protagonista.
Caratteristiche tecniche: la lunghezza di circa 34 km, l’altezza minima di circa 150 mt e altezza massima di 555mt. e il dislivello complessivo di circa 600 mt non devono trarre in inganno! L’escursione alterna tratti su asfalto per la maggior parte privi di traffico a buoni sterrati facili e divertenti ma è resa impegnativa dalla forte pendenza della salita che porta al convento di Santa Maria nuova (10% ad oltre il 18% per 6 km).
Impegnativo
Il giardino di Ninfa si trova a Cisterna di Latina ed è un luogo carico di fascino e di storia. In questo giardino ogni spazio è organizzato in modo tale da permettere al visitatore di goderne appieno la sua bellezza tra fiori e piante. Dichiarato Monumento Naturale dalla Regione Lazio nel 2000, questo giardino si estende su una superficie di circa 8 ettari. Un’oasi di bellezza tra natura e incanto, tanto che sembra di entrare in un paesaggio fiabesco. Non a caso il New York Times lo ha in passato incoronato come il più bello e romantico giardino del mondo.
Il nome “Ninfa” trova la sua origine in un antico tempio romano situato nei pressi dell’attuale giardino. Ninfa era parte di un vasto territorio, Campagna e Marittima, che aveva un ruolo strategico per la sua posizione. Nel XI secolo Ninfa diventa una città e fu governata da diverse famiglie nobili come i Tuscolo, i Frangipane, i Conti e la famiglia Colonna. Nel 1298 Papa Bonifacio VIII, acquistò Ninfa per suo nipote Pietro II Caetani. Il secolo successivo Ninfa fu distrutta dalle truppe antipapali e non fu ricostruita anche a causa della malaria che dilagava nella pianura.
Premessa : percorso facile, ottimo esempio di quello che ci può regalare la mtb. Per raggiungere il punto di partenza basta prendere l’autostrada Roma-Napoli uscita Valmontone e girando a sinistra seguire le indicazioni per Artena, Giulianello e Cori.
Descrizione: Partiti da Cori, nella cui parte alta ospita i resti del tempio dedicato a Ercole, abbiamo subito un colpo d’occhio magnifico con il mare, alla sinistra il monte Artemisio, i monti Lepini, Norma e il promontorio del Circeo e a destra Velletri con le propaggini del cratere che ospita il Lago di Nemi con il parco dei castelli romani. Bastano veramente poche centinaia di metri per trovarsi a percorrere vie su buon fondo circondate da oliveti e vigneti che ci proiettano in un quadro di colori ed odori mirabile. A seconda della stagione possiamo assistere alla vendemmia o alla raccolta delle olive con i profumi del mosto delle cantine e della frangitura delle olive dei frantoi. La strada scorre veloce costeggiando i vecchi canali di bonifica e poi seguendo la via Francigena. L’occhio viene rapito da Norma che sembra affacciata, quasi in bilico, su di uno sperone di roccia a guardare lo spettacolo dell’oasi di Ninfa. La visita ai giardini, alla parte Medievale con la sua torre, in primavera è d’obbligo. Una volta ripreso il percorso questo continua in un terreno collinare, dolce che ci porta a spasso per queste belle compagne. Facciamo poi ritorno, per una parte, attraverso la vecchia ferrovia dismessa che collegava Roma con Terracina. Con una breve salita ci portiamo subito sotto Cori percorrendo sulla provinciale le ultime centinaia di metri di questo piacevolissimo anello.
Caratteristiche tecniche: lunghezza 30 km, dislivello 350 e quota massima 270 m ci fanno capire che l'escursione è adatta a tutti.
Vi aspetto e Buon
divertimento
Facile
richiesta minima esperienza di mtb
Premessa: uno dei percorsi dove non importa guardare il grado di difficoltà. Tutti ma proprio tutti rimarranno colpiti e stupiti favorevolmente nel vivere il cuore stesso del Tolfetano.
Come arrivare: dopo aver percorso la strada per Allumiere da Civitavecchia lasciamo l’auto in un comodo slargo poco dopo aver preso la strada per la località “La Bianca”.
Descrizione: il percorso inizia subito facendoci scaldare le gambe con un tratto in salita pedalabile che affrontiamo con calma (i muscoli sono freddi). Poche centinaia di metri su asfalto ed entriamo in un bel Faggeto su buon sterrato. Usciamo dal Bosco facendo attenzione ad attraversare la strada che porta a Tolfa.
Siamo su di uno stradello poco trafficato che in breve dopo un percorso ondulato ci avvicina allo sterrato. Ci rituffiamo nel bosco con protagonista il cerro soggetto a taglio sostenibile. Il percorso risulta facile e piacevole alternando dossi e piccole discese. Improvviso lo sguardo si apre su di un pianoro che ci darà la possibilità di ammirare la rocca di Tolfa. Pochi metri e ci troviamo ai piedi dei resti di un tempio etrusco-romano detto “Grasceta dei Cavallari”. Il Luogo è ricco di fascino rivelando tutta la sua spiritualità testimoniata dalla presenza di Conventi e Santuari ma noi siamo diretti verso un luogo quasi magico dove la presenza dei Templari e della loro fine tragica sembra trovare l’esempio. Uscendo dal Bosco, dopo un ultimo dosso, eccoci in uno dei siti archeologici tra i più sconosciuti del Lazio. Sul pianoro di “Monte Piantangeli” troviamo i resti di una antica abbazia romanica, fondata in epoca carolingia (XIII sec.), dell’antico abitato medievale e alcune tombe etrusche. Facile, aggirandoci tra i ruderi, scorgere il fonte battesimale, l’altare e le poderose colonne. Il sito è alla sommità del monte circa 510 mt. e il panorama sulla valle del fiume Mignone e su gran parte del tolfetano ci stupirà. Il castello di Rota, Bracciano, Tolfa e i massicci appenninici faranno da sfondo. Dopo aver ammirato questo quadro settecentesco facciamo ritorno ripercorrendo gran parte della strada fatta all’andata e nel giusto periodo i corbezzoli saranno una specialità tutta da scoprire. Passiamo per Allumiere e in breve saremo al punto di partenza di questo giro facile ma che sarà difficile dimenticare.
Caratteristiche tecniche: il giro è di circa 27 km, il punto di partenza è a circa 498 mt. Il punto più alto a 598 mt e la nostra meta è a 510 mt. Questo indica che non incontreremo salite di km ma un percorso ondulato. Dislivello di circa 560 mt.
Vi aspetto e Buon divertimento
Facile
richiesta minima esperienza in mtb
Premessa: il percorso è la versione “Cattiva” del giro che propongo di solito all'antica Monterano. ATTENZIONE quindi a NON CONFONDERVI e leggete bene anche le caratteristiche tecniche!
L’escursione parte dal panificio Baldassarini in via degli Scaloni a Manziana. (poco dopo l’ingresso del bosco di macchia grande). E’ una occasione per fare incetta di ottime prelibatezze da assaporare lungo il percorso. Mete del giro: le mirabili rovine della vecchia Monterano con l’esplorazione dei tesori della riserva naturale (la zolfatara, la cascata Diosilla e la località la “Bandita”), il parco della Mola di Oriolo e la visita della parte antica di Veiano. Un vero gioiello che sposa completamente lo spirito di “In Bici per il Lazio”. La prima la raggiungiamo dopo un primo tratto di asfalto in saliscendi da non sottovalutare e affrontare con rapporti agili e con sterrato facile in discesa.
Ci appaiono, dopo un breve stradino, le rovine dell’antica Monterano, ricca di storia di perle architettoniche (la fontana del Bernini) e dal fascino di città perduta. Il luogo fu scelto come set per girare una delle scene dell’indimenticabile film “il Marchese del Grillo”.
Dopo la visita al sito, anch’essa quasi tutta in bici, torniamo sulle nostre tracce per dirigerci verso il fiume Mignone che con il suo corso sinuoso ci accompagnerà spesso nel nostro vagare. Il tratto che lo precede è in un contesto magnifico lungo uno sterrato che prima picchia deciso per poi rimanere a mezza costa dandoci modo di ammirare il Canyon formato dallo suo scorrere. Pochi tornanti ed eccoci al guado (facile perché cementato). In questo punto grazie ad uno sbarramento troviamo un piccolo laghetto che da vita ad uno splendido contesto. Il paesaggio muta e il fitto bosco si apre lasciandoci su di una radura con un magnifico casale e i suoi fontanili. La strada qui sale e ci accorgiamo che questa sarà una costante molto frequente. L’escursione si svolge infatti in un contesto dove le salite e discese si alternano senza soluzione di continuità portandoci a sostenere poco più di 1000mt di dislivello! Siamo entrati nel Parco della mola di Oriolo un’altra gemma di questo giro e saliti, di fatto in un piccolo valico, ci dirigiamo veloci in discesa per incontrare un divertente guado di un affluente del Mignone. Anche qui non possiamo che ammirare quest’angolo di natura dove le querce si affacciano dalle quinte naturali della forra. Seguendo la strada si alternano campi e casolari e una difficile salita preludio alle antiche case in tufo di Veiano. Passiamo la bella fontana, la fortezza con i suoi possenti torrioni e dopo una breve sosta riprendiamo il percorso. Con poche pedalate siamo fuori dal paese e siamo pronti ad affrontare una lunga salita che ci poterà ad un crinale tra i più panoramici del giro. Scorgiamo la valle sotto il borgo di Civitella Cesi il monte Piantangeli, come non rimanere incantati da tanta bellezza. Il bosco si apre e dopo una rapida discesa riprendiamo quota sempre seguendo il crinale del monte fino ad arrivare all’inizio della discesa più lunga e tecnica che ci porterà alla “Bandita” (FACCIAMO ATTENZIONE SIAMO LONTANO DA TUTTO). Siamo rientrati nella riserva naturale di Monterano e la località, dove i butteri sono di casa, si svela quasi all’improvviso con l’ampio pascolo vissuto dalle possenti maremmane e da cavalli bradi. Scendiamo ora più agevolmente arrivando al fondo di un ampio Canyon, siamo quasi alla conclusione del giro e il parco ci regalerà le ultime emozioni. Dopo un saluto al compagno di viaggio del giorno il Mignone ecco la spettacolare rupe dell’antica Monterano, la zolfatara con il suo piccolo mondo lunare e la cascata Diosilla. Ci aspettano le ultime salite di un giro fantastico che sarà molto difficile dimenticare.
Caratteristiche tecniche: Percorso impegnativo, 80% su sterrato, durata complessiva di circa quattro ore. Si sfiorano i 50 km con dislivello complessivo di circa 1000 mt. Dovuti ad un territorio che fin dai primi chilometri alterna ripide salite e discese dal 10 al 22%, da affrontare senza fretta. ATTENZIONE è presente una DISCESA IMPEGNATIVA caratterizzata dal fatto che la s’incontra quasi sul finire del percorso, dal fondo fortemente sconnesso e dalla sua lunghezza.
Vi aspetto e Buon divertimento
Impegnativo
Premessa: versione rielaborata con numerosi tratti sconosciuti di due giri che già propongo. Molto più impegnativa, è dedicata ai palati fini data la particolare difficoltà tecnica del tracciato e i veri tesori che s’incontrano in pieno spirito di “In bici per il Lazio”. In caso non ci sentissimo sicuri non esitiamo e procediamo tranquillamente spingendo a mano le bici, non siamo in gara!!
Descrizione: Dopo aver lasciato l’auto al primo e ampio parcheggio della Necropoli della banditaccia di Cerveteri, iniziamo il nostro percorso con un breve prologo su asfalto che ci avvicinerà al primo segmento impegnativo dell’escursione. Ci stiamo avvicinando al Monte Tosto, di nome e di fatto. Letteralmente un tuffo nella natura, la sua anima aspra si palesa prima con la sua pendenza mitigata dal bel vigneto e poi dal ruvido e dissestato tracciato. Ci accorgiamo presto che il passaggio delle nostre mtb è praticamente unico e senza alcuna possibilità di scelta. Spesso sembrerà di trovarci in un tunnel creato dalla macchia mediterranea con il suo verde acceso e i suoi profumi inconfondibili. Qui ci si sente come degli intrusi e l’attenzione dovuta alla guida ci distoglie dall’apprezzare il luogo. Una piccola terrazza naturale ci darà la possibilità di guardarci intorno. Ci accorgiamo presto che il livello di difficoltà tende ad aumentare lasciando solo brevi e ben accette pause. Un piccolo ruscello (in tarda primavera spesso in secca) e un antico fontanile ci indicherà la fine di questo primo magnifico tratto. Proseguiamo ora su uno sterrato facile e divertente con rapidi saliscendi su scenari completamente diversi da quelli incontrati fino ad ora. Lo sguardo spazia su splendidi campi spesso coltivati a grano e contornati da monti caratterizzati da splendide querce. Ci avviciniamo a Castel Giuliano un vero scrigno ai più sconosciuto. Questo è caratterizzato dallo splendido castello dei Marchesi Patrizi che viene aperto solo in occasione della festa delle rose. L’antica parrocchia ci darà comunque modo di apprezzare la piazzetta antistante che ci farà balzare nel medioevo. Lasciato il minuscolo borgo, in un attimo siamo a costeggiare il fiume Vaccina che con il suo scorrere ci farà scoprire il suo fantastico canyon caratterizzato da cascate e da gioielli storici.
Giunti , infatti, ad una bella radura dove spesso si incontrano cavalli bradi, incontriamo un magnifico ponte Romano e i resti di un'antica mola che ci indica la presenza di un mirabile salto di rocce vulcaniche che quasi celano la cascata che andremo a visitare. Con un piccolo trekking (è necessario portare un lucchetto per legare la bici). Dopo questa breve parentesi siamo pronti ad affrontare la seconda parte impegnativa del giro. Un bel fontanile e un guado ci indicherà l’ingresso a questa parte caratterizzata da una discesa in single track molto, molto divertente. Faremo attenzione all’eventuale presenza di persone a piedi o a cavallo (siamo su di un sentiero) e alla presenza di gradoni e radici che ci costringeranno a scendere dalla bici. Siamo sul bordo sinistro del canyon, attorniati dal verde lussureggiante dei cerri che ci lasceranno intravedere il lato opposto . Si scende veloci fino ad un incrocio, siamo ormai sul fondo della forra, e dopo poco ci troveremo ad ammirare una piccola cascata con il suo laghetto e il magnifico anfiteatro naturale. Il percorso ora alterna brevi saliscendi con ai lati i bordi ripidi scavati dal fiume. Incontriamo un’antica Ferriera, attiva fino all’ottocento, e qui troviamo un altro tratto che sono sicuro rimarrà impresso nella memoria. Quando e soprattutto dove con le vostre bici avete risalito un tratto di un torrente? Credo che pochi possano rispondere…..beh qui ne avrete la possibilità!!! Non solo ma una splendida cascata ci aspetterà con la possibilità di una doccia naturale!!! Inutile descrivere questo luogo si deve viverlo per crederci. Il canyon si apre offrendoci l’opportunità di ammirare un bel campo di grano. Siamo all’ultimo guado che affronteremo con cautela e che ci indicherà anche l’ultima salita difficile. Siamo quasi alla fine di questa spettacolare escursione che ora sembra dare il meglio di se come per non farci andare via. Siamo su dolci colline colorate dalle mille sfumature dei fiori di campo con i monti alle spalle e il mare all’orizzonte ma… Stiamo per entrare nella incredibile e immensa Necropoli di Ceveteri (la Banditaccia) che ci da il benvenuto con la “Via degli Inferi” e proseguirà con un susseguirsi di scorci e luoghi unici. Con questo ultimo fantastico km chiudiamo un giro tecnico, dove la mtb avrà messo alla prova le doti di guida ma che in poco più di tre ore ci avrà dato la possibilità di apprezzare luoghi ricchi di una natura prorompente e di una storia e arte millenaria, il tutto a poco più di mezz’ora dal caos della metropoli.
Caratteristiche tecniche: Giro Impegnativo dovuto alla natura unica del tracciato. Spesso si percorrono lunghi tratti in sigle track difficili che metteranno alla prova le doti di guida sia nelle salite (con picchi oltre il 20%) che nelle discese. Naturalmente non esiteremo a scendere se necessario! Dislivello complessivo di circa 600 mt. Lunghezza 27km. Discorso a parte per la risalita del torrente che si dimostrerà più facile del previsto ma che presenta due gradini dove fare attenzione sia in salita che in discesa.
Vi aspetto e Buon divertimento
Impegnativo
Premessa: Civitavecchia offre un'ottima possibilità, sfruttando il treno, di raggiungere il punto di partenza di questa fantastica escursione
Descrizione: Utilizzando il grande parcheggio del Market Coop in via Lazio (nei pressi della chiesa di S. Gordiano Martire) partiamo alla volta di Allumiere. Con poche pedalate siamo già fuori dal centro abitato e immersi nella natura. Lo sterrato risulta in buone condizioni e dopo un inizio tranquillo il percorso si mostra nella sua vera essenza. Si sale e bisogna scegliere bene la traiettoria giusta se non si vuole procedere a piedi. Si costeggiano campi coltivati fino a raggiungere l’ingresso alla strada che ci porterà fino ad Allumiere. Questo magnifico tratto di pura maremma laziale è in comunione con il giro che parte da Santa Marinella e va poi verso Tolfa. In questo caso, dopo essere arrivati ad Allumiere, piegheremo verso la cosiddetta “Ripa Maiala” splendida falesia che si offre agli appassionati dell’arrampicata sportiva. Sono luoghi incantevoli dove la presenza dell’uomo risulta già dal Paleolitico. Per raggiungerla ci divertiremo con una impegnativa discesa. La sterrata è rovinata con la presenza di scalini e pietre che misureranno la nostra bravura.
Ci troviamo in una zona piuttosto isolata quindi procederemo con la giusta prudenza e in caso accompagneremo la nostra bici a piedi. Lo scenario che si mostra e a dir poco spettacolare ed è difficile pensare che la serie di monti che ci circonda siano alti non più di 500-600 mt. Un'altra magia di questi posti dato che basterà voltarsi per scorgere l’azzurro del mediterraneo. Da qui con la giusta visibilità sarà facile scorgere il profilo della Feniglia e dell’isola del Giglio. Passata la famosa Rupe ci troveremo in un balcone naturale che ci consentirà di ammirare “ Cencelle”. L’Abitato, voluto da Papa Leone IV nell’ 854, è cinto da mura ora silenziose erette a difesa degli antichi abitanti di Civitavecchia pronti a rifugiarsi in questo luogo in difesa dalle scorrerie saracene. La magia di questi luoghi si rafforza ora percorrendo un tratto dell’antica ferrovia che con gallerie e ponti collegava Capranica a Civitavecchia. La vecchia Stazione delle Mole sul Mignone ci indica la fine di questo tratto tranquillo e l’inizio di un’altra parte in salita. Non possiamo sottovalutarla, siamo intorno al 38 km e il tracciato non è così scontato così la scelta di dove far passare le gomme sarà anche qui decisiva. Siamo quasi arrivati alla fine di questo giro impegnativo ma come spesso accade ci troveremo ad un ultimo colpo di scena dato dalla possibilità di tuffarci nelle antiche terme della Ficoncella! Le vasche, ristrutturate, sono comunque originarie dell’impianto romano e con una piccolissima spesa, (1.50 euro) sarà un toccasana per i nostri muscoli affaticati. Dopo questa fantastica sosta, dove si possono acquistare anche ottimi panini, saremo in breve alla stazione di Civitavecchia e con circa un km in più al parcheggio di partenza di questo splendido giro con il lato sportivo in evidenza ma dove l’intreccio tra natura e storia sarà difficilmente dimenticato.
Caratteristiche tecniche: La lunghezza di circa 50 km, il dislivello di circa 1000 mt complessivi (in positivo) uniti a tratti tecnici sia in salita che in discesa pongono questo percorso fra quelli Impegnativi
Vi aspetto e Buon divertimento
Impegnativo
Premessa: questo è uno dei percorsi che va a scoprire uno dei più belli è nascosti angoli della nostra regione. Il giro amplia un’escursione già proposta da me quella di Monte Piantangeli elevandone il grado di difficoltà a Medio. Tutti ma proprio tutti rimarranno colpiti e stupiti favorevolmente nel vivere il cuore stesso del Tolfetano.
Descrizione: il percorso inizia subito facendoci scaldare le gambe con un tratto in salita pedalabile che affrontiamo con calma (i muscoli sono freddi!!). Poche centinaia di metri su asfalto ed entriamo in un bel Faggeto su buon sterrato. Usciamo dal Bosco facendo attenzione ad attraversare la strada che porta a Tolfa. Siamo su di uno stradello poco trafficato che in breve dopo un percorso ondulato ci avvicina allo sterrato. Ci rituffiamo nel bosco con protagonista il cerro soggetto a taglio sostenibile. Il percorso risulta facile e piacevole alternando dossi e piccole discese. Improvvisamente lo sguardo si apre su di un pianoro che ci darà la possibilità di ammirare la rocca di Tolfa. Pochi metri e ci troviamo ai piedi dei resti di un tempio etrusco-romano detto “Grasceta dei Cavallari”. Il Luogo è ricco di fascino rivelando tutta la sua spiritualità testimoniata dalla presenza di Conventi e Santuari ma noi siamo diretti verso un luogo quasi magico dove la presenza dei Templari e della loro fine tragica sembra trovare l’esempio. Uscendo dal Bosco, dopo un ultimo dosso, eccoci in uno dei siti archeologici tra i più sconosciuti del Lazio. Sul pianoro di “Monte Piantangeli” troviamo i resti di una antica abbazia romanica, fondata in epoca carolingia (XIII sec.), dell’antico abitato medievale e alcune tombe etrusche. Facile, aggirandoci tra i ruderi, scorgere il fonte battesimale, l’altare e le poderose colonne. Il sito è alla sommità del monte circa 510 mt. e il panorama sulla valle del fiume Mignone e su gran parte del tolfetano ci stupirà. Il castello di Rota, Bracciano, Tolfa e i massicci appenninici faranno da sfondo. Dopo aver ammirato questo quadro settecentesco facciamo ritorno ripercorrendo parte della strada fatta ma il giro ora piega in discesa verso un monumento naturale straordinario il “CERRO BELLO”. Una delle querce più grandi d'Europa. Quasi 5 mt di diametro per più di 30 mt di altezza, il tutto in un contesto magico. Questo albero secolare è arrivato intatto a noi e la meraviglia sarà grande visto che il bosco è tutt’ora soggetto a taglio regolamentato. Riprese le mtb dopo una breve salita ecco due tratti tecnici sia in discesa che in salita dovuti alla presenza di molti sassi sconnessi. Non siamo in gara e condurre a mano la bici non è una vergogna!!! Poche centinaia di metri e la vegetazione forma una autentica galleria molto suggestiva e nel giusto periodo i corbezzoli saranno una specialità tutta da scoprire. La strada, dopo alcuni tratti pianeggianti, torna a salire fino all’incrocio con la provinciale che ci porterà ad Allumiere e in breve, dopo una meritata pausa caffè, saremo al punto di partenza di questa escursione che sarà difficile dimenticare.
Caratteristiche tecniche: il giro è al di poco sotto i 30 km, il dislivello (in salita) è al di sopra dei 630 m. Non incontreremo salite di km ma un percorso fortemente ondulato che in questa versione sarà ancora più accentuato con alcuni tratti a cui prestare attenzione!!! Punto di partenza sui 490 m, punto più alto 598 m e il più basso 310 m.
Come arrivare: dopo aver percorso la strada per Allumiere da Civitavecchia lasciamo l’auto in un comodo slargo poco dopo aver preso la strada per la località “La Bianca”.
Vi aspetto e Buon divertimento
Medio
Perché no!? La partenza è fissata per praticità logistica alla rampa di accesso della ciclabile presso il lungo Tevere degli artigiani data la vicinanza con la Stazione Ferroviaria di Trastevere utilissima per il ritorno. Un consiglio importante conviene procurarsi prima i biglietti per il ritorno. Questa escursione può definirsi una passeggiata verso il mare priva di difficoltà e adatta a tutti.
E’ sicuramente un percorso anomalo rispetto alle mie proposte ma che regalerà una prospettiva diversa sul fiume tanto amato ma anche maltrattato della Capitale. Questo a sua volta vi ripagherà ampiamente con una natura sorprendente dato che gran parte è ricompreso in un’area protetta. Già alla partenza ci accorgeremo della grande sensazione di scorrevolezza (nel primo tratto si incontreranno anche ciclisti con bici da corsa) che rimarrà comunque anche quando l’asfalto della ciclabile lascerà il posto allo sterrato. Piacevole sarà la sensazione di incontrare solo in pochissimi punti situazioni di degrado! Una volta usciti dalla città il panorama della pianura alluvionale spesso regala incontri con animali furtivi come la volpe e un gran numero di uccelli dalle garzette agli aironi e il volo planato dei bianconi con quello rapido del falco Pellegrino. La sterrata scorre veloce e in breve ci troviamo a Ponte Galeria che passiamo senza troppe difficoltà. Dopo un tratto che ci lascerà passare in fila indiana contornati da canneti e arbusti palustri, troveremo un vero e proprio borgo medievale che pochi conosceranno. Si tratta del Castello di Porto (L’Episcopio) le cui notizie lo fanno risalire al 1018 con una bolla papale di Benedetto III e fortificato da Papa Callisto II nel 1200 e da Sisto IV nel 1500. Data la sua posizione strategica ebbe un ruolo importante di difesa nel medioevo. Al suo interno la bella chiesetta di Sant’Ippolito. In poco tempo ormai ci ritroviamo su un piccolo tratto della portuense dove, per sicurezza procederemo sui marciapiedi entrando rapidamente nella parte dove spesso lungo gli argini i pescatori rammendano le reti al fianco dei Pescherecci.
Eccoci al mare! Dopo una sosta ad un ottimo forno in poco tempo torneremo sulle nostre impronte dirigendoci verso la stazione di parco Leonardo e quindi in treno a Trastevere.
Caratteristiche Tecniche: Dislivello nullo dato il percorso sull’argine del fiume. Lunghezza di 36 km alla punta della Torre Clementina più i 6,5 km per raggiungere la stazione di parco Leonardo totalizzano 42,5 km. I dati ci portano a classificare come facile l’escursione.
Vi aspetto e Buon divertimento
Adatto a Tutti
Premessa: questa escursione va alla scoperta degli angoli più intimi e intatti dei monti della Tolfa e del suo fiume più importante il Mignone. Qui l’uomo da sempre ha edificato luoghi di culto, di preghiera e dal cuore delle montagne ha estratto minerali in un intreccio indissolubile tra natura storia e spiritualità.
La partenza dell’escursione può avvenire in due punti, quello classico è da Allumiere (508 m.) Con una rapida picchiata, su asfalto, troviamo il piccolo eremo della S.S. Trinità. Tradizione vuole che Sant’Agostino vi abbia dimorato e la presenza del suo ordine monastico risulta fino al 1918. Immerso nel verde bosco di querce, avendo fortuna, il custode ci potrà svelare il prezioso interno. Come già accennato, questi luoghi sono stati da sempre fonte di misticismo e preghiera e ne sono prova i resti del tempio etrusco – romano detto “Grasceta dei Cavallari” e quelli della chiesa di età Carolingia sul monte Piantangeli (protagonisti di un altro giro da me proposto). L’escursione prosegue su sterrati impegnativi e purtroppo in alcuni tratti rovinati fino ad arrivare alle antiche cave romane di allume. Come non rimanere stupefatti dagli squarci nel monte dove ancora si riconoscono le venature del minerale. Saliamo nel bosco sbucando in una piccola radura dove si può ammirare la rocca dei Frangipane sopra Tolfa per poi proseguire su strada asfaltata in discesa fino a costeggiare il Monte Piantangeli. Qui incontreremo in posizione incantevole un agriturismo “La Cardellina” che può rappresentare un ottima occasione per una breve sosta o per pernottare. (è il secondo punto di partenza).
La presenza di un bel fontanile e di una fonte rende il luogo ancora più prezioso vista la scarsità di altre occasioni per rifornirci. La morfologia del terreno ci fa proseguire su strada ondulata e tranquilla a cui dovremmo far attenzione solo per la presenza di grandi buche. D’improvviso un cancello ci indicherà il momento di tuffarci letteralmente giù con una breve e intensa picchiata. Lo sterrato è IMPEGNATIVO e va verso il fiume Mignone che in questa parte da il meglio di se. Eccoci allora seguirlo lungo il suo andamento sinuoso che in più punti svela la presenza di spiaggette e angoli di una bellezza antica quasi sospesa nel tempo. A completare questo magnifico quadro selvaggio ecco le monumentali maremmane vere padrone del pascolo.
Avanziamo nel silenzio dei nostri mezzi e in lontananza scorgiamo il ponte della vecchia ferrovia Civitavecchia – Capranica che raggiungiamo dopo un ripido strappo. Siamo sul vecchio tracciato ferroviario e dopo aver lasciato le bici, in pochi minuti sfruttando il ponte, raggiungeremo i resti del sito archeologico di Luni. La vista è magnifica ma non possiamo sostare troppo, ci aspetta un tratto della vecchia ferrovia ( questa parte è in comune con un altro giro che propongo) con due gallerie di cui una piuttosto lunga che necessita di una torcia. Passata quest’ultima procedere sarà complicato per la presenza di acqua e piante invasive mentre più avanti si avrà la possibilità di un’alternativa più agevole. Arrivati alla stazioncina di Allumiere abbiamo due alternative per rientrare a seconda della stagione e delle condizioni del terreno. Diverse per fondo, una su asfalto l’altra su sterrato alternato al cemento, sono in egual modo molto impegnative con durata di circa 8 km o poco più e pendenza fino al 18-20 % .
Caratteristiche tecniche: percorso IMPEGNATIVO per la presenza di sterrati difficili per pendenza e tipologia di terreno (sia in salita che in discesa) Dislivello complessivo in positivo di circa 870 m. L’ultima salita di circa 8 km (a prescindere delle due possibilità di rientro ad Allumiere) garantisce il livello di tipo impegnativo del giro.
Vi aspetto e Buon divertimento
Impegnativo
Contesto e premessa: La Sabina è antichissima nel suo abitato, con ricchi insediamenti preistorici. L’area era compresa tra l’alto Tevere, il Nera e l’appennino marchigiano, in corrispondenza con l’attuale provincia di Rieti e dalla confinante regione dell’alto Aterno (provincia dell’Aquila).
Secondo la tradizione, attestata da Varrone e da Tito Livio e ripresa da Virgilio nell’Eneide,
Romolo ed i suoi compagni approfittarono dei ludi in onore del Dio Conso per invitare i Sabini e rapire le donne. Questo generò una guerra che fu risolta grazie alle sabine. Secondo alcuni il ratto avrebbe avuto la funzione rituale di una cerimonia arcaica, “ut more ferarum”, come ironizza Orazio, caratteristica dei Sabini. Come in alcune zone
del sud Italia fino a mezzo secolo fa c’era il ratto della futura sposa attraverso la “fuitina”, la fuga cui seguiva il matrimonio riparatore. Descrizione:
siamo in una parte del Lazio molto particolare dove l’ulivo, il fiume
Farfa e i numerosi borghi medievali saranno protagonisti del ratto del nostro cuore! Lasciati i nostri mezzi nei pressi del piccolo borgo di Collelungo, frazione di Casaprota (Ri), scenderemo
seguendo un piccolo tratto della SR 314 Licinese da cui siamo arrivati. Imboccata la prima sterrata del giro continueremo velocemente a perdere quota fin
verso lo stretto fondovalle. Il fitto bosco si aprirà come un sipario facendoci ammirare un magnifico uliveto caratteristica predominante della zona. Circondati dai monti Sabini dopo un breve
tratto a mezza costa ci dirigeremo veloci giù fino ad incontrare il fiume Farfa. In quest’escursione si alterneranno spesso tratti asfaltati poco o nulla trafficati a sterrati dove è consigliato
ove possibile sfruttare i primi per ritemprare le forze. E’ un giro di 31 km impegnativo con tre salite principali dure che lo faranno percepire come molto più lungo. Attraversato il fiume ci arrampicheremo su stradello asfaltato con pendenza del 10% per circa 2 km. Arrivati a Monte Santa Maria, frazione di Poggio Nativo, Il benvenuto sarà
dato dalla particolare casa che incorpora le antiche mura prendendone anche la forma di torre (lo sguardo del ciclista si soffermerà anche sulla preziosa fontanella!). Il bar che s’incontra ci
darà la possibilità di una breve sosta prima di arrivare a Castelnuovo di Farfa con il suo splendido palazzo Perelli sede del museo
dell’olio della Sabina. Questo, databile circa al millecinquecento, si affaccia sulla magnifica valle del Farfa e sul paesino di Mompeo. Subito sotto, attraversata la stretta strada, quasi
nascosto a causa della morfologia del terreno, ecco il suo splendido giardino all’italiana. Spesso noteremo che in cima ai colli circostanti si troveranno borghi o complessi monastici. Tra questi
ultimi il più famoso e storicamente potente è quello benedettino con la mirabile Abbazia di Farfa. Questa ebbe influenza fino all’abitato di Cencelle (protagonista di un'altra splendida
escursione) a ridosso della costa tirrenica. Saremo diretti proprio ai resti, ai più sconosciuti, di San Donato seguendo il mio incipit ovvero farvi scoprire gemme storiche quasi fuse nel contesto
naturale aiutati dalla m.t.b. Quasi per incanto, dopo aver seguito la strada principale e uno stretto sterrato, saremo difronte all’antichissima chiesa già Casale dell'Abbazia di Farfa fin
dal 768 e nell'817 d.c. vi si registra anche la presenza di una chiesa. Nel 1046 d.c. il sito ospita un Castellum ovvero uno degli abitati originari poi abbandonati per dare vita al borgo
medievale di Castelnuovo di Farfa.
Dopo una breve visita ed essere in
parte tornati sulle nostre orme piegheremo decisi verso le gole del Farfa accompagnati prima da stradelli facili fra uliveti e poi da un ripido e difficile sterrato nel fitto del bosco
(ATTENZIONE NON SIAMO IN GARA! Se non ci sentiamo sicuri scendiamo senza indugio). Si dovrà fare molta attenzione al suo inizio dato che di solito presenta pietre smosse e viscide preludio di un
piccolo rivolo che si presenta continuo vicino e al centro dello sterrato per un lungo tratto. (A noi la scelta di sfruttarlo seguendolo o rimanere sui lati). Dopo un alto scalino che ci costringerà a scendere, quasi senza accorgerci, saremo su di un ponte romano sul Farfa e le sue limpide e fredde acque. (ATTENZIONE IL PONTE E’
PRIVO DI PARAPETTI!). La meraviglia sarà tanta per un monumento e una riserva che ha ottenuto la tutela comunitaria e da cui si diramano diversi sentieri
di trekking. Poche pedalate e troviamo le antiche vestigia di un mulino dove con un pizzico di tempo si potrà anche ammirare la mola.
Da qui parte la seconda dura salita di poco più di 1 km con pendenza anche di oltre il 20% e che ci porterà a sfiorare il paesino di Mompeo. Si inizia su sentiero
stretto quasi a gradoni lungo pochi metri per passare ad un vero “muro del pianto”! Procederemo su stretto sterrato dove dovremmo decidere in fretta dove passare e facendo attenzione ai rovi sul
lato destro. La pendenza sarà crescente fino al gradino che troveremo alla giuntura con la parte in cemento se possibile più ripida. (Qui solitamente si è costretti a scendere di sella).
Superato questo difficile tratto ecco il secondo momento in cui è consigliabile sfruttare la strada asfaltata per recuperare infatti passati scarsi 2 km di strada
panoramica e una ripida picchiata sul Farfa troveremo l’ultima salita del giro di circa 4,5 km con il 15% di pendenza e 8 tornanti! Giunti a Casaprota
avremo un’altra mirabile vista e scorgeremo Collelungo che raggiungeremo facilmente svelandoci, passata la sua porta medievale, tutto il suo fascino di miniatura incantata nel silenzio dei suoi
vicoli e della piazzetta affacciata sulla valle. Saranno attimi che rimarranno ben impressi di questa fantastica escursione che ci avrà veramente rapito il cuore per la bellezza dei panorami, dei
luoghi ricchi di storia e della natura intatta.
Caratteristiche tecniche: Percorso IMPEGNATIVO. Dislivello totale in positivo di poco più di 1000 m concentrati in 31km. La percentuale di pendenza va dal 10 al 15 e oltre ripartiti quasi interamente in tre salite. La prima al 10% di circa 2 km su asfalto, la seconda di poco più di 1 km con picchi oltre il 20% su sterrato e cemento, la terza del 15% di circa 4,5 km su asfalto e il sollievo di 8 tornanti. Presenza di tratti sterrati difficili sia in salita che discesa. Alt. max 515m, min 175mt.
Vi aspetto e Buon divertimento
Impegnativo
Premessa: l’escursione è dedicata ai neofiti grazie ai suoi 16 km di mtb e al piccolo trekking di circa 1 km. Protagonisti saranno i magnifici ambienti naturali del bosco di “macchia grande” e della caldara di Manziana impreziositi dal bel tratto dell’antica via Clodia e del suo ponte detto “del diavolo”. Data la presenza del trekking si consiglia di munirsi di catena e lucchetto per legare le bici in sicurezza.
Descrizione: Parcheggiati i mezzi nei pressi del panificio Baldassarini Domenico a ridosso dell’ingresso del bosco di “Macchia Grande” (Manziana) inizieremo subito entrandovi e percorrendo in discesa un ampio tratto caratterizzato da paesaggi resi celebri dai film che vi furono girati. Dopo aver passato piccole grotte e un bel fontanile usciremo dal bosco e dopo aver lasciato le nostre bici affronteremo il piccolo trekking verso il Ponte romano. La meraviglia sarà garantita inizialmente dall’ampio tratto di questo ramo della consolare, dall’imponente struttura romana di consolidamento dell’argine e dal bel ponte che rendeva agevole e sicuro il passaggio del fosso collegando le antiche terme di Stigliano.
Una volta tornati sui nostri passi e riprese le mtb eccoci a percorrere l’ultimo tratto di strada romana e passato un piccolo dosso ci dirigeremo su strade poco trafficate fino all’incrocio con la provinciale Furbara-Manziana che attraverseremo. Saremo su sterrato in discesa e dopo poco incontreremo l’ingresso all’oasi naturale della Caldara e il suo cratere lunare. Dopo una breve visita inizieremo il nostro ritorno che ci vedrà affrontare brevi tratti di salita da fare con calma accompagnati dalla maestosa bellezza del bosco di Manziana che attraverseremo fino a raggiungerne l’uscita.
Caratteristiche tecniche: Percorso facile adatto a tutti. Lunghezza 16 km mtb più 1 km di trekking. Dislivello di circa 200 mt
Vi aspetto e Buon Divertimento
Adatto a tutti
Premessa:Il giro, IN UNA NUOVA VESTE, si trova a cavallo tra escursioni medie e impegnative anche se una delle più lunghe circa 55 km. Rappresenta un’opportunità per chi voglia provare il salto d’impegno verso i giri più difficili. Uno dei percorsi con ambienti naturali più vari proposti. Il punto di partenza è raggiungibile con il treno. (stazione di Santa Severa)
Descrizione: protagonisti del giro sono lo splendido Castello sul mare di Santa Severa, la riserva naturale della caldara con il suo splendido bosco di Manziana e ciliegina finale, la fantastica discesa del monte Tosto. Il percorso inizia proprio dal maniero e segue quella che è la morfologia del territorio con i monti della tolfa in evidenza. Attraversata l’Aurelia e la stazione di S. Severa (Ottima possibilità per raggiungere il punto di partenza) ci troveremo nel bel mezzo di campi che presto lasceremo per iniziare a salire verso “Pian della Carlotta” che sarà il nostro primo obbiettivo. La salita si presenta facilmente pedalabile visto che proprio il tratto di maggior pendenza è asfaltato. E’ una salita che nella sua parte centrale presenta un piccolo pianoro dando la possibilità di apprezzare al meglio il pascolo delle maremmane e i paesi della costa con il castello appena lasciato. Giunti all’alto piano la strada rimane asfaltata ma poco trafficata con la caratteristica di una vista sui monti e sull’azzurro del mare. Saremo proprio sopra le cosiddette dolomiti laziali due speroni di roccia (Sassoni) che si trovano a fianco e poco sotto il piccolo borgo di “Sasso”. Proprio uno di questi presenta le rovine dell’antico castello che dominava questa parte di costa. Sbucheremo sulla strada Sasso-Manziana che in breve lasceremo per entrare nell’antica strada che porta a Castel Giuliano. Questa, dopo poche centinaia di metri, diventa sterrata e incontra oliveti, campi di grano e monti, dominati da splendidi querceti. Con un divertente single-Track tra boschi di castagno raggiungeremo la Caldara di Manziana. Vero e proprio monumento naturale, con il suo cratere lunare e il suo raro bosco di betulle, si svelerà quasi all’improvviso. In breve, traversando la splendida Macchia Grande, saremo a Manziana dove potremo usufruire dell'ottimo "Panificio Baldassarini". Riprese le bici e passata l'antica via Clodia saremo velocemente pronti per affrontare la splendida discesa tecnica del Monte tosto. Questo tratto dopo la sua parte iniziale si presenterà difficile per la presenza in molti segmenti di pietre smosse da affrontare con la giusta cautela. (Non siamo in gara e in caso procederemo a piedi). Anche se già proposto (in salita) volevo farlo conoscere in questa versione che darà molta soddisfazione e con la sua prorompente macchia mediterranea regalerà quel pizzico di magia difficile da dimenticare. Passato l’ultimo dosso, anch’esso da percorrere con una certa decisione, ci troveremo su di un balcone naturale dove il mare sotto di noi avrà la sua cornice nel bel vigneto che veloci e in discesa andremo ad attraversare. Siamo ormai sul finire di questo bel giro che terminerà con gli splendidi ambienti del Castello di Santa Severa e le sua mura sul mare.
Caratteristiche tecniche: escursione medio/impegnativa. Lunghezza di circa 54 km (data la possibilità di variazioni durante il percorso). Presenza della discesa del monte tosto. La salita iniziale anche se di 10 km è ben pedalabile. Dislivello di 800 mt. Altezza min. 0 mt max 315 mt.
Vi aspetto e Buon Divertimento
Medio/ Impegnativo
Descrizione: l’escursione, MEDIA, parte da “Farnese”. Lasciati i mezzi ad un parcheggio a ridosso del centro siamo subito colpiti dal paesino arroccato sul suo sperone tufaceo. Il tempo sembra essersi fermato e la conferma l’abbiamo volgendo lo sguardo a nord dove si rimane colpiti dal verde intenso di una delle zone più selvagge del Lazio, la Selva del Lamone. Fu in questi luoghi quasi magici che trovarono riparo i briganti della zona e una volta Immersi nel fitto della foresta sarà facile immaginare gli assalti e i rapimenti di personaggi divenuti leggendari. Grazie alla bici possiamo subito addentrarci per gli stretti vicoli e soffermarci alla piccola chiesa di Santa Maria della Neve e agli scorci sulla valle e ai monti in lontananza. Per lasciare l’abitato la strada sale subito ma dopo un centinaio di metri si fa agevole lasciando l’asfalto e immettendoci in una tagliata nel tufo che ripida e con fondo sabbioso ci porta ad attraversare il fiume Olpeta affluente del Fiora. (Attenzione rappresenta l’unico tratto tecnico da fare con calma!) Un angolo incantato con il piccolo ponte romano e la chiesa di Santa Maria della Sala arroccata sul fianco della collina. La strada torna per un piccolo tratto asfaltata ma si tratta di stradina poco trafficata. Dopo aver riguadagnato quota andremo a costeggiare la Selva che troveremo sulla sinistra mentre il paesaggio a destra ci concede una vista su dolci colline con piccoli casali persi nel verde dei campi. Procediamo agevolmente su sterrato perfetto costeggiando quella che era il confine tra lo stato pontificio e il gran ducato di toscana (ad oggi confine regionale tra Lazio e Toscana) dirigendoci verso una delle mete della giornata il lago di Mezzano. Questo dopo un saliscendi continuo si concederà a noi in tutta la sua intatta bellezza. Dopo una breve sosta torneremo sulle nostre orme fino ad imboccare il “Sentiero dei Briganti”. Basterà poco per rendersi conto di essere in un vero gioiello dalle mille sfumature di verde la “Selva del Lamone”. Questa è caratterizzata da colate laviche testimonianza, di intense attività vulcaniche di ere remote. La fitta vegetazione e l’assenza di rilievi, ne fanno una zona dove è quasi impossibile orientarsi. Seguendo il sentiero, su perfetta carrareccia in prevalente discesa, saremo avvolti da cerri, aceri e carpini che affondano le loro radici tra massi lavici coperti da un morbido tappeto di muschio. Un atmosfera unica che bruscamente s’interrompe dopo circa 9 km con la provinciale per Farnese. Il bel fontanile al termine del sentiero ci sarà utile e dopo poche centinaia di metri e presa la sterrata in discesa ecco la magnifica cascata del Salabrone. Originata dal fiume Olpeta è fra le più belle del centro Italia e della zona sia come portata che come salto e forma un piccolo laghetto (possibilità di un bagno nel periodo estivo). Siamo al termine di questo giro sorprendente che si conclude con una salita pedalabile sulla provinciale per Farnese. (in passato sia tornava a Farnese per la via medievale ma ad oggi una frana ne pregiudica l'agibilità)
Caratteristiche tecniche: il giro, di medio impegno.
Dislivello circa 600 mt. Lunghezza 36 km. Percorso ondulato molto piacevole.
Non presenta lunghe salite e la difficoltà maggiore s'incontra nella discesa di circa un km che porta al fiume Olpeta. Si svolge su fondo sabbioso a volte molto insidioso. (NON SIAMO IN GARA!
Procediamo con calma). Dislivello circa 600 mt. Lunghezza 36km.
Vi aspetto e Buon Divertimento
Medio / Impegnativo
2016 Lelio Mario Libotte LBTLMR68L30H501M